Si tratta dell’undici di Milena Bertolini, selezionatrice della Nazionale di calcio femminile, che guida il suo girone a punteggio pieno prima della partita col Portogallo, grazie a tre vittorie in tre partite. E chi prima arriva vince, come dimostra la capacità di penetrazione della Premier League nell’area, con i numerosi accordi di sponsorizzazione regionale siglati dalle squadre, il merchandising e i ricavi televisivi quando si tratta di vendere il “prodotto Premier League”. Questo contenuto è libero e gratuito per tutti ma è stato realizzato anche grazie al contributo di chi ci ha sostenuti perché crede in una informazione accurata al servizio della nostra comunità. La differenza sta nell’utilizzo che è stato fatto di questi soldi: gli altri campionati li hanno considerati una base su cui costruire una strategia di medio periodo tesa a diversificare e incrementare i ricavi, noi ci siamo adagiati. Negli ultimi cinque anni, nonostante un giro d’affari medio superiore ai 2 miliardi di euro, la Serie A è riuscita ad accumulare perdite per oltre 1,1 miliardi. Perché le squadre italiane sono rimaste indietro, ancorate al loro giro d’affari tradizionale, mentre le altre sono state capaci di far registrare incrementi annuali costanti, fino a raddoppiare i propri ricavi?
La crisi economica ha certamente modificato la politica dei Presidenti “mecenati” italiani, tra l’altro proprio mentre in altri Paesi europei arrivavano nuovi soggetti capaci di spendere molto e occupare spazi di mercato disponibili, acquisendo un posizionamento oggi difficile da scalzare (per fare i nomi più eclatanti: Manchester City, Chelsea e Paris Saint-Germain). Tieni d’occhio la sezione Outlet per non perderti i nuovi articoli soggetti ad una Nike offerta! Nel 2012/13, la squadra, colpita da grave crisi economica, si trova costretta a cedere i pezzi migliori e retrocede in serie B. Da cinque stagioni le ragazze granata militano, con alterne fortune, nella seconda divisione del campionato, ma soprattutto nel totale disinteresse del Torino maschile, che avrebbe le possibilità economiche per mantenere anche la sezione femminile. Il 4 ottobre 2014 la squadra vinse il campionato, raggiungendo matematicamente il successo finale con quattro giornate d’anticipo grazie alla vittoria per 1-2 sul campo del Viking. Nei ventisette anni successivi, sono l’unica squadra nazionale a non essere mai stata retrocessa e competono, purtroppo con la stessa sfortuna degli omologhi maschi, per la vittoria in campionato, Coppa Italia e Supercoppa Italiana, perse in finale. Insomma, zitte zitte, lontano dai riflettori mediatici e soprattutto lontane anni luce da ingaggi, premi, vizi e coccole che invece attorniano i colleghi maschi, le azzurrine sono lì a giocarsela, senza farla tanto lunga, pur Cenerentole di un sistema che di soldi ne smuove a bizzeffe, perfino troppi, a fronte degli spettacoli indecenti che ci è toccato vedere.
La strada è ancora lunga, perché solo il primo posto nel girone di qualificazione garantisce la qualificazione a Francia 2019 e il Belgio, che al momento ha gli stessi punti delle ragazze italiane, ha una miglior differenza reti, anche se si devono ancora disputare i due scontri diretti. I 44 milioni ricevuti dalla UEFA per la partecipazione alla CL sono stati ancora necessari a raggiungere l’utile di esercizio; ma nei prossimi due anni, grazie alle sponsorizzazioni con Chevrolet (circa 60 mln di euro all’anno) e con Adidas (93 mln all’anno), di fatto potrebbero non essere indispensabili. Il 5 agosto 2013, grazie al buon piazzamento nella graduatoria dei ripescaggi in quanto vincitrice dei play-off del girone I, il Cosenza ritornò nel campionato professionistico di Lega Pro, dopo due stagioni. Ciò che colpisce non è soltanto la distanza crescente dalle prime (Real Madrid e Manchester Utd superano i 500 milioni di fatturato, ma ci sono altre quattro squadre ben sopra i 400 milioni), quanto un confronto con la stessa fotografia fatta 10 anni fa. Non solo, quindi, avevamo due squadre nelle prime dieci e tutte entro il 15° posto, ma soprattutto la distanza del Milan dalle prime era molto contenuta: il Manchester Utd aveva un fatturato di 259 milioni di euro e Real Madrid di 236 milioni.
Qualificarsi o meno al girone è uno spartiacque fra un risultato di bilancio accettabile e una pesante perdita, lo stiamo vedendo con Milan ed Inter, ad esempio, ma anche il Napoli di quest’anno ne è stato condizionato. Un evento, la European Football Week a cui hanno aderito alcune squadre di Serie A mettendo per esempio all’asta le proprie maglie e i propri palloni per raccogliere fondi e che sabato scorso, in Serie B è stato promosso anche dai giocatori e dagli arbitri della serie cadetta indossando all’entrata in campo la maglia di Special Olympics. Nel finale c’è stato lo spazio anche per i saluti: Marco Stoppa, storico portiere canturino e in forza alla squadra da 7 anni, ha disputato la sua ultima partita in maglia A.C. Milan. Gli anni ’90 tornano prepotentemente sulla terza maglia adidas 2021/22 dell’Arsenal. La Pistoiese con Bruno Bolchi in panchina stravince il campionato di Serie C 1976-1977, e torna nella serie cadetta dopo 29 anni di assenza. Noi no: in Serie A la lotta per la qualificazione alla Champions League, con i suoi 30/50 milioni di ricavi addizionali, sembra quasi avere più motivazioni economiche che sportive. Nel 2005 le squadre italiane in classifica erano cinque, ma la loro posizione era molto diversa: il Milan occupava la terza posizione, con 222 milioni di euro, seguito da Juventus (5°, 215 mln), Inter (8°, 166 mln), Roma (12°, 109 mln) e Lazio (15°, 99 mln).
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